mercoledì 16 maggio 2018

Ma i classici sono vintage?


Massimo

Cara Argia, a margine di B-book festival appena concluso, abbiamo preso a parlare del Livre de chevet, vale a dire di quello che sta sul comodino, comunque a portata di mano, scegli tu se d'infanzia o adolescenziale. Il tuo preferito? E quello dei tuoi figli? La questione abbraccia un campo che va dal semplice tenere compagnia in una lettura ripetuta all'infinito, alla individuazione di un testo fondamentale per portata formativa, educazione sentimentale, etc.



Abbiamo aperto la serie con Paolo Guzzanti ("Il maestro e Margherita" e "Alice nel paese delle meraviglie"), Michele Giacomontanio ("Moby Dick"), Mario Valentini ("L'amico ritrovato"). Francesco Rende ricorda Rodari e Salgari. Enzo Gentile si smarca ricordando fumetti e giornalacci.
Raccontami qualcosa...


Argia

Nella solitudine di una casa troppo grande per una ragazzina, casa seppure stipata di testi classici e autori indispensabili, le mie prime letture si sono rivolte alla poesia, i poeti maledetti, Baudelaire, Rimbaud, a cui alternavo ossessivamente Montale, Sandro Penna, Ferlinghetti. 
A 17 anni ho iniziato a leggere Dostoevskij. I miei figli hanno iniziato con letture più "didascaliche", adatte a loro ma con più livelli di lettura : " la gabbianella e il gatto" (di cui Niccolò conserva una dedica di Sepulveda), "La fattoria degli animali" ma anche dr. Jekyll e Mr. Hyde". E poco dopo  Calvino, Dostoevskij e l'immortale "100 anni di solitudine". 
È tutto.

Argia Morcavallo, architetto, animatrice del Temporary shop di Corso Telesio