a Georges Perec e a Saul Steinberg
S. Steinberg, The Art of Living, Harper & Brothers, 1949,
pubblicato in The Art of Living (Londra, Hamish Hamilton, 1952)
"La vita istruzioni per l’uso" è senza dubbio il suo libro più ambizioso: 1467 personaggi sfilano per i 99 capitoli di questo romanzo, scritto tra il 1976 e il 1978 – anno della sua pubblicazione - sebbene ideato già molto tempo prima. In Specie di spazi[1] (1974), Georges Perec parla di quello che allora era ancora solo un progetto (nel capitolo L’Immobile, 1. Progetto di romanzo):
Immagino un palazzo parigino di cui sia stata tolta la facciata – una specie d'equivalente del tetto sollevato nel “Diavolo zoppo” o della scena del gioco del Go rappresentata nel Gengi monogatari emaki – in modo che, dal pianterreno alle mansarde, tutte le stanze che si trovano dietro la facciata siano immediatamente e simultaneamente visibili.
Il romanzo – il cui titolo è La vita istruzioni per l’uso – si limita (se è lecito utilizzare questo verbo per un progetto il cui risultato finale sarà all'incirca quattrocento pagine) a descrivere le stanze così scoperte e le attività che vi si svolgono, il tutto secondo processi formali nei
cui particolari non mi sembra necessario addentrarsi ora, ma i cui soli enunciati mi sembra abbiano qualcosa di allettante: “poligrafia del cavaliere”[2]
(oltretutto adattata a una scacchiera 10X10), “pseudo-quenina di ordine 10”, “bi-quadrato latino ortogonale di ordine10” (quello che secondo Eulero non esisteva, ma che fu poi scoperto nel 1960 da Bose, Parker e Shrikande)[3].
per le note e il testo integrale vedi qui
Marta Macho Stadler
Mercoledì, 13 ottobre 2010
Traduzione italiana di Anna Betti
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Guarda a tutt'occhi, guarda Jules Verne, Michele Strogoff
L'amicizia, la storia e la letteratura mi hanno fornito qualcuno dei personaggi di questo libro. Qualsiasi altra somiglianza con persone viventi o vissute nellarealtà o nella finzione, è pure e semplice coincidenza.
All'inizio, l'arte del puzzle sembra un'arte breve, di poco spessore, tutta contenuta in uno scarno insegnamento della Gestalt. L'immagine guida theorie: l'oggetto preso di mira – sia esso un atto percettivo, un apprendimento, un sistema fisiologico o, nel nostro caso, un puzzle di legno – non è una somma di elementi che bisognerebbe dapprima isolare e analizzare, ma un insieme, una forma cioè, una struttura: l'elemento non preesiste all'insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l'insieme, ma l'insieme a determinare gli elementi.
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