martedì 31 marzo 2015

Il digitale fa male alla cervicale


conversazione con Giovanna Russo

Giovanna Russo, calabrese, giovanissima, laurea in filosofia e scienze della comunicazione conseguita ad Arcavacata, da tempo si occupa di editoria digitale, di ebook e di self-publishing. 
Oggi è Community Manager di Narcissus Italia.


MC - Sei reduce dallo stopbookwar, azione di contrasto nei confronti di una guerra stupida tra formati, supporti e media. Ha senso chiederti quali sono le prospettive di mercato degli eBook in Italia?

GR - Perché no, si tratta di una questione più che attuale. Difatti, seppur la lettura digitale sia da diversi anni una realtà che guadagna man mano spazio tra le abitudini degli utenti, acquista un peso sul mercato, ridefinisce la performance del lettore nonché il lavoro della casa editrice, c’è chi ancora perde tempo e fiato a cercare di delineare le ragioni di un suo presunto fallimento. Leggiamo che: “Il cartaceo resiste” (e perché non dovrebbe!), “l’ebook stenta a decollare” (dipende rispetto a quali parametri), “la lettura su tablet fa male al collo” (giuro che anche questa l’ho letta sul serio); come se la posta in gioco fosse il contrasto fra i due formati. Ecco, non solo la prospettiva esiste, ma soprattutto esiste al di là da queste sciocchezze e credo ci siano ragioni per credere sia una prospettiva positiva. In Italia si sta verificando pressappoco quello che è già successo in America (e in parte si sta realizzando in altre parti d’Europa) dove il fenomeno della lettura digitale è esploso qualche anno fa e oggi è una realtà che corre parallela al mercato tradizionale, definisce i propri contenuti e le abitudini dei lettori; per l’appunto, siamo giusto con qualche anno di ritardo. E non mi pare sia una grossa novità rispetto ai ritmi italiani in generale.




MC - Ci spieghi cos'è il self-publishing e il senso di quel "made serious" (che è il claim di Narcissus)

GR - Dal digitale, non a caso, passi al self publishing che è l’altro “spauracchio” del mercato editoriale.  Nella misura in cui, al pari dell’ebook rispetto al cartaceo, viene concepito come l’antitesi dell’editoria tradizionale.
Dal mio punto di vista, made serious, prima di tutto si colloca al di sopra di questo facile dualismo e ridefinisce l’autopubblicazione come opportunità (e non “alternativa a”) a disposizione dello scrittore che vuole pubblicare (si legga: mettersi in gioco e “dare in pasto” i suoi scritti ai lettori) al di fuori del circuito editoriale tradizionale.
Il made serious conferisce alla parola opportunità, l’aggettivo “responsabile” che va a braccetto con l’idea del selfpublisher (o autore indipendente) quale editore di se stesso. Colui che sceglie servizi come quelli proposti da Narcissus, infatti, altro non fa che gestire in toto la pubblicazione del suo libro, dalla scrittura, all’edizione, verso pubblicazione e distribuzione: fa tutto da solo, senza nessun vaglio o controllo. Effettivamente – nel nostro caso grazie soprattutto al digitale - chiunque può pubblicare e accedere a un rete di distribuzione e visibilità di dignità pari a un libro pubblicato da una casa editrice.
Questo, intuirai, ha dei pro e dei contro, soprattutto nella misura in cui pubblicare un libro richiede il supporto di professionalità che non sempre si possono improvvisare. E qui entra in gioco la responsabilità (e il serious) dell’autore: un dovere nei confronti del lettore finale, cui deve presentare un prodotto (libro) all’altezza delle sue aspettative.
Narcissus mette a disposizione tutti gli strumenti utili per pubblicare. L’autore vi accede confezionando, preventivamente un libro di qualità (es. correttamente editato e formattato, con una bella copertina e così via). Lato nostro, quindi made serious, inteso come completo e puntuale; lato autore, come consapevole e responsabile.

MC - Avrai inteso che b-Book festival sta facendo un pensierino sul varo di una collana di eBook per l'infanzia (la b evoca babybook, bidibodibook, etc.). La città dei ragazzi di Cosenza non potrebbe diventare un piccolo editore? Si accettano suggerimenti ...

GR - Certo che sì. Il lavoro editoriale può rappresentare senz’altro un ottimo tassello da aggiungere all’attività della Città dei Ragazzi che, se non erro nasce con l’idea di essere un luogo di aggregazione a 360°, una sorta di fulcro per attività che coinvolgano i più giovani. I libri e le parole, mescolati all’uso delle nuove tecnologie (che concorderai, spesso hanno maggiore familiarità con un tablet che con un libro di favole) non possono essere altro che un valore aggiunto.
Senza contare che, puntare al digitale equivale anche all’abbattimento di una parte dei costi di produzione, fondamentale per chi è in fase di avvio come nel tuo caso.

 MC - In che maniera il digitale può contribuire ad avvicinare le giovani generazioni alla lettura?

GR - Come ti dicevo, molto spesso oggi, i giovanissimi hanno maggiore dimestichezza con cellulari e tablet, piuttosto che con i libri. Questo non è necessariamente da interpretare come un fattore negativo che incide sulla loro formazione; semplicemente è un dato di fatto. Allora, perché non approfittare di questa condizione, per proporre ai giovanissimi contenuti che possano essere fruiti attraverso questi strumenti? Perché, poi, non sfruttarne le potenzialità nei termini di interattività che solo il digitale può offrire? Testi, ma anche immagini, suoni, ipertesti e attività: la lettura diventa così un’esperienza dolcemente immersiva, potenziata rispetto alla “semplice” lettura lineare, molto più stimolante e vicina al gioco, per questo più appetibile

MC - Cosa s'intende per "enhanced book"?

GR Dovrebbe essere il libro “potenziato”, “arricchito”, perché dotato di contenuti extra rispetto al testo: immagini, video e suoni. Insomma, sono i libri multimediali e interattivi che dovrebbero essere supportati nel formato epub3.

MC Il libro aumentato, potenziato, non di certo nel numero di pagine ma nella sensorialità e nell'interattività, non rischia però di far salire terribilmente i costi di progettazione?

Nì. Se lavorassi all’edizione di un libro cartaceo, considerando i costi di stampa, saresti là. Ovviamente, il coinvolgere delle professionalità specifiche (sviluppatori e grafici in digitale), implica dei costi altrettanto specifici, commisurati al risultato che si vuole ottenere. Tuttavia dal mio punto di vista, lo scoglio maggiore non è certo il lavoro tecnico, ossia ciò che riguarda la concreta realizzazione, quanto la capacità di progettare e sviluppare un’idea adeguata al mezzo. Il pensare in digitale. L’andare al di là dell’esperienza di lettura lineare, concependo un testo che si sviluppa verso infinite direzioni tramutandosi in esperienze sensoriali diverse. L’investimento maggiore, forse, più che nei termini di risorse economiche, è da concepirsi come sforzo cognitivo. :)

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